Comano si trova nell’alta valle del fiume Taverone, alle pendici dell’Alpe di Camporaghena, ai confini con le province di Parma e Reggio Emilia. Il suo antico castello fungeva da estremo baluardo ai due importanti passi appenninici dell’Ospedelaccio e del Cerreto. Il primo documento nel quale viene citato l’antico borgo risale all’824 quando viene donato al nascente monastero di Aulla il “locus di Comano” (abitato già in epoca romana) di cui faceva parte anche il suo castello che aveva la funzione di proteggere la comunità locale. In epoca medioevale il territorio di Comano fu sottoposto in un primo tempo all’egemonia degli Estensi ai quali succedettero solo nella seconda metà del XII secolo i Malaspina, prima indirettamente tramite la famiglia vassalla dei Dallo, poi, con l’assassinio di Manuele Dallo ad opera dei fratelli nella prima metà del XIV secolo, il borgo venne attaccato e conquistato da Spinetta Malaspina che uccise e decapitò gli assassini ed annesse il borgo al feudo della Verrucola di Fivizzano. Nel 1478 Comano passò sotto la dominazione della repubblica di Firenze. Nella struttura del castello svetta la grossa torre a base circolare racchiusa da un’ampia cinta muraria dotata di torri di fiancheggiamento. La torre, o dongione, dovrebbe risalire al XIII secolo, mentre le mura che la circondano sembrano essere successive, si pensa del XV secolo. Sono presenti anche le rovine di un palazzo che sembra essere di epoca posteriore, forse moderna. La sommità del dongione è caratterizzata dalla presenza di una merlatura guelfa e delle scale esterne in muratura che consentono l’accesso all’interno della torre. L’ingresso all’interno della torre avveniva originariamente attraverso un piano rialzato costituito da strutture lignee retrattili. Oggi dell’antico castello rimangono solo ruderi, ma l’amministrazione comunale, proprietaria del complesso fortificato, mira ad un recupero della struttura simbolo del glorioso passato del territorio.